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Cos’è il PAESC?

Dal 2013, il Comune di Trapani è uno dei membri del cosiddetto Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia (Covenant of Mayors for Climate and Energy). Ma cos’è questo patto? Si tratta di un accordo lanciato in Europa nel 2008 e diventato internazionale nel 2017 grazie al coinvolgimento di paesi extra-UE da parte della Commissione europea. Il Patto è un’iniziativa per la quale circa 7,000 amministrazioni locali e regionali in Europa e oltre 9,000 nel mondo hanno voluto impegnarsi volontariamente nello sviluppo e nella messa in atto di politiche volte a raggiungere degli obiettivi predefiniti circa l’energia sostenibile e l’attenzione ai cambiamenti climatici. Le città coinvolte – dunque anche Trapani – si impegnano a sostenere l’attuazione dell’obiettivo europeo di riduzione del 40% dei gas a effetto serra entro il 2030, rafforzando la capacità dei territori di adattarsi agli inevitabili impatti del cambiamento climatico e consentendo ai loro cittadini di accedere a un’energia sicura, sostenibile e accessibile.

Tale impegno si traduce pragmaticamente nel “Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima” (PAESC), che include le strategie e le misure concrete che le autorità locali intendono realizzare per accelerare la decarbonizzazione dei loro territori. Il Consiglio Comunale ha approvato il PAES (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile) del Comune di Trapani quasi due anni fa, il 5 agosto 2019, mentre la redazione del PAESC completo relativo al nostro Comune è stata conclusa all’inizio del 2021 e votata in Giunta comunale da circa un mese. Un gruppo di lavoro apposito è stato istituito per l’organizzazione, pianificazione e monitoraggio delle attività previste per raggiungere gli obiettivi preposti. Il gruppo, coordinato dall’ingegnere Eugenio Sardo e coadiuvato dall’architetto Antonino Alestra, comprende vari settori ed uffici interessati dal Piano stesso (urbanistica, lavori pubblici, mobilità, ecc.).

Secondo quanto stipulato dal PAES, entro il 2020 le emissioni di CO2 avrebbero dovuto essere ridotte di 12,501 tonnellate per quanto riguarda la produzione di elettricità locale e di 19,181 tonnellate per quanto riguarda i trasporti rispetto ai valori calcolati nel 2011. Come molti potrebbero immaginare, i trasporti rappresentano il settore maggiormente energivoro costituendo il 40% delle emissioni, una percentuale che supera la media nazionale, seguito dai settori residenziale e terziario.

Una domanda a questo punto sorge spontanea: a che punto siamo adesso? Il PAES approvato dal Consiglio Comunale trapanese è ambizioso, come è bene che sia, ma ad esso si devono accompagnare dei progetti lungimiranti e rapidi, che possano stimolare il tessuto sociale, dunque anche le abitudini dei cittadini. È indispensabile, dunque, la sensibilizzazione della popolazione sull’efficienza energetica, coinvolgendo la medesima nelle attività sviluppate dal Comune in tale settore, per una coscienza comune delle sfide e degli obiettivi verso una società ed economia sostenibili.

Attraverso il network dei comuni ed enti locali firmatari del Patto dei Sindaci, Trapani è incoraggiata a conoscere altre realtà locali per trasferire le buone prassi ed adattarle al proprio contesto. Collaborare con e prendere ispirazione da altri comuni in termini di sostenibilità ambientale, efficienza energetica e attenzione al clima porterebbe necessariamente ad un miglioramento della qualità della vita a livello locale, oltre che ad una creazione di posti di lavoro che sposino l’innovazione venendo incontro alle esigenze del territorio trapanese.

Martina Paterniti

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CORAGGIO!

Voglio iniziare con questa parola. Coraggio inteso come probabilità di fare scelte impopolari. Coraggio dei politici, degli amministratori, dei dirigenti. La politica è sicuramente compromesso, ma nella realtà in cui viviamo ci vuole visione futura, progettazione. Il retaggio antico di fare un passo avanti e due indietro deve finire. Adesso vengo al dunque, al motivo di questo post: Trapani città a mobilità sostenibile.

A Trapani (inteso come territorio trapanese Trapani-Erice), abbiamo due tentativi di piste ciclabile obbrobriose, pericolose, incompiute, abbandonate!

Io questa città la immagino a misura di bici. Parliamo di un territorio che da una punta all’altra misura circa 7 km, per una larghezza di circa 4 km. Parliamo di una città in cui la temperatura media annua è di 23 gradi.

Però parliamo anche di una città dove si usa la macchina pure per fare 100 metri. Dove la preoccupazione più grande è il parcheggio a km0. Dove con due macchine si crea l’ingorgo.

Io mi chiedo perché in Olanda ci sono più bici che macchine, in città come Amsterdam la bici è il mezzo di trasporto per eccellenza, quindi in una grande città, e a Trapani con una estensione ridotta non si può camminare in bici in sicurezza.

Ecco la questione è anche questa, la sicurezza di chi va in bici. Non è sicuro andare in bici per Trapani. Come risolvere la questione della sicurezza? Con una pista ciclabile.

Una città sostenibile significa anche che i mezzi di trasporto siano elettrici e che diano la possibilità a chi non può o non vuole andare in bici o a piedi di poter raggiungere ogni luogo.

Città sostenibile non significa eliminare la macchina, significa ridurla al minimo indispensabile.

Per fare tutto ciò ci vuole il coraggio di chi può decidere di fare queste cose! Perché significa lottare contro l’abitudine di dover prendere la macchina per fare 100 metri e parcheggiare ad un metro da dove devo andare.

I soldi? Bandi Europei.

Le tempistiche? Ci vuole più tempo a riorganizzare la mobilità che non a creare una pista ciclabile.

Le critiche? Tante, tantissime.

Il beneficio? Immenso, incalcolabile.

La situazione attuale è emergenziale, senza ombra di dubbio. Anche se non siamo stati colpiti massicciamente dal virus, come altre parti d’Italia e del mondo, abbiamo dovuto affrontare la crisi sanitaria. E ora dobbiamo affrontare la crisi economica. Ma se non partiamo dal ripensare la nostra città, la nostra economia, come pensiamo di ripartire? Se non si fanno investimenti, come si pensa di spingere l’economia?

Il tempo per pensare al futuro è ora, anzi era ieri. Non possiamo essere sempre decenni indietro rispetto al mondo.

È l’occasione per aver il coraggio di investire nel futuro!

Dario Lo Giudice

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