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Carissimi trapanesi, oggi la nostra rubrica di “Riscopriamo Trapani” si posta tra le acque cristalline delle Saline che fanno capo al territorio di Paceco, in cui sorge imponente la Torre di avvistamento di Nubia. Denominata inizialmente Torre di Castro in nome del Conte Castro, vicerè fino al 1622, fu costruita nel secolo XVI e ristrutturata nel 1585 dall’architetto Camillo Camilliani. Divenne imprescindibile per il sistema difensivo della costa siciliana durante la dominazione spagnola, per segnalare l’arrivo dei predoni Saraceni. In caso di pericolo, la comunicazione segnaletica tra la Torre di Nubia e quelle circostanti alle campagne di Paceco e Castelvetrano, avveniva tramite i torrari, i quali per avvisare le altre torri e gli abitanti dell’entroterra del pericolo imminente, suonavano la brogna (conchiglia) e con fumo e fuochi dalla terrazza, eseguivano dei segnali, detti “fani”.
Ancora oggi gli anziani siciliani ricordano il grido d’aiuto: “Mamma, li turchi!” con i quali si identificavano barbari e pirati.
Da un punto di vista architettonico, la Torre presenta una scalinata esterna in muratura e si erge su tre livelli: su quello inferiore c’è una cisterna, mentre il primo ed il secondo livello sono formati da un ambiente unico; infine, nella soffitta del secondo piano vi è una botola che permette, attraverso una scala, di accedere alla terrazza.
Il panorama spazia dalla torre della Colombaia di Trapani, a Nord, alla torre di Marausa, verso Sud. All’orizzonte si notano le silhouettes delle tre Isole Egadi: Favignana, Levanzo e Marettimo. Infine, il colore dorato dell’edificio diventa ancor più scintillante grazie alle saline che la circondano.

Giorgio Giacalone

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La Chiesa dei Gesuiti sorge ad angolo tra Corso Vittorio Emanuele e Via Roma, emergendo con la sua elegante presenza sul corso principale del centro storico e rappresentando la migliore espressione artistica di un’epoca culturalmente feconda.

Dagli atti notarili risulta che l’edificio viene realizzato e abbellito tra il 1580 ed il 1679 su progetto di Natale Masuccio, architetto messinese con educazione barocca formatosi a Roma e su richiesta dei padri della Compagnia di Gesù. Alla realizzazione del complesso, comprendente oltre alla chiesa anche il convento ed il collegio, parteciparono anche gli architetti Pietro Castro e Paolo Rizzo: essi furono in grado di conferire all’edificio un singolare valore artistico e architettonico, elevandolo a capolavoro dell’architettura siciliana di quel periodo. L’interno, diviso in tre navate, è elegantemente decorato con magnifici quadri di stucco a mezzo rilievo raffiguranti immagini bibliche, opera di Bartolomeo Sanseverino, allievo di Giacomo Serpotta.
Nell’abside, sopra l’altare maggiore, è situata una bellissima scultura in marmo di Carrara, che rappresenta la Madonna Immacolata, opera dello scultore palermitano Ignazio Marabitti. A destra del cappellone si trova la cappella di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine dei Gesuiti, opera dell’architetto Amico. Il pulpito, opera di maestranze trapanesi del XVII secolo, è in marmo bianco, nero e rosso venato con ricche decorazioni ad intarsio e a mezzo rilievo.

La chiesa viene consacrata nel 1705; gli abbellimenti non vengono completati a causa della soppressione della Compagnia dei Gesuiti nel 1773. Le leggi eversive del 1866 allontanano definitivamente dalla città i religiosi ed i locali vengono affidati al comune, che li adibisce a sede del Tribunale e di scuole pubbliche. L’edificio, chiuso al culto dal 1961 per lavori di restauro, viene riaperto nel 2003 dopo essere stato messo in sicurezza. Durante i recenti lavori di restauro, completati nel luglio 2012, sono venute alla luce alcune statue in tufo di Favignana ricoperte di stucco e probabilmente dipinte da stuccatori trapanesi del ‘600.

Giorgio Giacalone e Lorenzo La Rocca

Fonte: http://www.turismo.trapani.it/it/1504/chiesa-e-collegio-dei-gesuiti.html

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La chiesetta di Santo Liberale, con il suo piccolo ma prezioso ambiente interno – caratterizzato da un bellissimo tetto a “dammuso” -, ha purtroppo totalmente perduto la bellezza del suo originario prospetto esterno, andato in rovina per i bombardamenti della II Guerra Mondiale e l’attività erosiva del mare, oltre che per l’incuranza e la negligenza dell’uomo.

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